IL FILM FANTASMA
L’arcano che contraddistinse “L’INCENERITORE” lentamente lo permeò di un esoterico alone di mistero… Basti dire che alla Mostra di Venezia mai era accaduto che un film sgangherato di un esordiente sconosciuto, continuasse ad essere reclamato e ricercato sin dall’indomani di quella sua ignobile mala-apparizione.
E poiché è credenza assai diffusa che se un film non esce la colpa è sempre del regista, anche in questo caso molti dardi vennero scagliati contro il suo autore Pierfrancesco.
Soprattutto per questo motivo sarebbe ora di fare un po’ di chiarezza; quella chiarezza che non è stata mai fornita, fomentando le più disparate e contraddittorie opinioni.
“L’Inceneritore” aprì la “Sezione giovani registi della 41°Mostra del cinema di Venezia” e fu quella, per l’appunto, la sua unica proiezione.
Dopo di che fu tolto dal circuito e da allora iniziarono le richieste di poterlo vedere e valutare anche perché la curiosità veniva incrementata da continui eventi di cronaca e dalle sue segnalazioni nei vari dizionari e riviste di cinema.
Eroica si mostra essere la determinazione con cui il noto esercente padovano Gianni Vitali appare sempre più motivato a quietare gli animi, proponendosi di scovare il film per proiettarlo, prima o poi, in anteprima nel nuovo cinema Porto-Astra della Guizza a gaudio magno dei concittadini.
Veramente, nel 2011, una proiezione (tratta da una scadente copia-lavoro) fu eseguita, ma per i soli giornalisti chiamati dal produttore in vista dell’imminente lancio dell’opera su scala nazionale. Ma poi ancora una volta sparì e “L’Inceneritore” diventò per tutti “il film fantasma”.
PADOVA CONCORRE ALLA SUA REALIZZAZIONE
La sorte del film è sempre stata molto a cuore ai padovani soprattutto a quei 500 e più, che accettarono di sostenere, gratuitamente, le non facili figurazioni in cambio di una pizza promessa dal produttore.
La stessa disponibilità venne offerta dai dirigenti dei maggiori enti e istituzioni cittadine: coi loro permessi e concessioni, il municipio, gli assessorati, i vigili, la questura, i carabinieri, l’ospedale, la curia e l’ università resero possibili le ambientazioni che, in apocalittica gara con la musica, magnificarono la sequenza finale del film.
Per girarla, superando imprevisti d’ogni tipo, venne messo a ferro e fuoco l’intero centro storico!. Non s’era mai visto che una mastodontica mietitrebbia alta quasi cinque metri, sfrecciasse in corso Garibaldi per mietere tutti i cadaveri rimasti sulle strade perché l’inceneritore era stracolmo! Fintanto che in Prato della valle, invaso dai rifiuti, i camion della nettezza urbana sfrecciavano falciavano i passanti disperati!
Il tutto ripreso dal vero senza alcuna “truka”! (i risicati finanziamenti non lo consentivano).
Perfino la celeberrima e inviolata Basilica del Santo di giurisdizione vaticana, alienò la sua rigidissima extraterritorialità concedendo per la prima volta nella storia, che delle riprese cinematografiche profane venissero girate nel suo magnifico interno.

Sequenza finale
LA 41° MOSTRA DI VENEZIA
Quando, dopo allucinanti vicissitudini, l’opera inaugurò la 41°Mostra di Venezia, la critica si mostrò concorde nell’intravvedere, nonostante la scadentissima edizione, l’estro innovativo dell’autore additandolo come:
“Pierfrancesco: il nuovo re del cinema italiano” (Paese sera)
“Un autore che in futuro merita di essere seguito” (La Nazione)
“L’inceneritore: una curiosa opera prima” (Corriere della sera)
“Un autore(…) simpaticamente anticonformista” (Resto del Carlino)
eccetera.
Perfino! la stella del cinema americano Burt Lancaster, nell’incredulità di un esordio tanto impegnativo e spettacolare, chiese di conoscere Pierfrancesco.

Il Gazzettino: “L’inceneritore” va alla Mostra di Venezia

Paese Sera: “Pierfrancesco: il nuovo re del cinema italiano”

La Nazione: “Un autore che in futuro merita di essere seguito”

Il Corriere della Sera: “L’inceneritore: una curiosa opera prima”

Il Resto del Carlino: “Simpatia e anticonformismo”
Ma se le cose andarono cosi, perché allora “L’Inceneritore” non venne distribuito?
LA CRUDA VERITA’
Tornerà utile precisare che per non rischiare di perdere, per decorrenza dei termini, i 200 milioni stanziati dai finanziatori padovani, le riprese del film vennero avviate ancor prima di ricevere i restanti 150 milioni riservati dal ministero al neo-regista (ex art.28 opere-prime) ricevendo assicurazione che sarebbero arrivati entro due, tre settimane.
Purtroppo questo non avvenne. Per cui il primo giovane neo-produttore Enrico Vendramin, rimasto senza liquidità, fu costretto ad interrompere la lavorazione del film. Sarebbero bastati 50 milioni per arrivare alla fine.
Il ragazzo sparì amareggiato dalla scena e nessuno lo vide più.
VANAGLORIA & INETTITUDINE
Quando i soldi arrivarono, i finanziatori posero a capo della nuova produzione Bruno Sanguin di Abano Terme, il quale si premurò subito di esibire al grande pubblico le sue credenziali, rigettando l’opposto e spassionato consiglio del regista.
Da “Il Gazzettino” del 23/12/1983: “…il nuovo produttore è Bruno Sanguin di Abano Terme che occupa un posto di primo piano nel mondo della finanza internazionale”.
I fatti diedero ragione al regista poiché, letta la notizia, nessun membro della troupe, composta da romani e veneziani, volle più sottostare alle regole di economia condivise durante il primo periodo di lavorazione in cui, con soli 200 milioni di lire, Vendramin era riuscito a contenere i costi dell’ 80% delle riprese.
L’ARROGANZA DELLA TROUPE
In primis fu preteso che l’albergo Sant’Antonio del centro città, venisse soppiantato col lussuoso Columbus di Abano, distante 20 Km, per cui le maestranze arrivavano nei vari set costantemente in ritardo.
I classici vassoi forniti nella pausa-pranzo, venivano quotidianamente fatti volare con disprezzo, pretendendo un vero e proprio pranzo consumato in vari ristoranti con ulteriore grave perdita di tempo e danaro.
Mossi da questo esempio, nessuno degli altri 30 collaboratori padovani volle più sostenere il proprio ruolo continuando a lavorare in caratura e così tutti vennero pagati brevi-manu.
Gli attori secondari e le comparse, invece, continuarono a lavorare gratuitamente solo per fedeltà al loro regista.
Seguono le immagini di alcuni di essi:

Le guardie del corpo: Aloisio, Nestore e Carlos

Un paziente dal Gobbo con la moglie

Renatino e il nonno

Angela colpisce scherzosamente il “pendejo” del nonno

Le infermiere all’inizio del film

Bar – palestra

Teppisti durante una pausa del film

C’è anche chi ride

Vedove: provini

Vedove: si gira

L’alpino in pausa

Sadok Bar: prima banda di teppisti

I ragazzi del Sadok Bar

Seconda banda di teppisti

Sadok Bar: La sposa gravida

Sadok Bar: il marito della sposa

Sadok Bar: l’alpino appisolato

Dandy va incontro alla morte…

Agnese e la Mora prossime alla loro fine

Nestore strozza sua madre

Alfonso truce omicida

Il regista in una pausa con i pazienti del “Gobbo”

Bolle di sapone: creazione

Bolle di sapone: prova

Bolle di sapone: si gira

Violenza all’ospedale

La confessione
E così, molto tempo fu sprecato a causa dell’inettitudine dimostrata dal produttore incapace di ammonire o bandire i responsabili di cotanta sregolatezza e disordine!
L’effetto nebbia, fondamentale per talune scene, non fu mai ottenuto poiché le macchinette erano sempre in avaria! per cui anche la scena del bagno nella tinozza in cui il nonno lamentava che l’acqua era talmente calda da “bruciargli la schiena” venne paradossalmente ripresa senza un filo di vapore!
In questo clima di anarchia, sempre più raramente le riprese iniziavano in orario; i tempi morti venivano recuperati, e gli attori convocati regolar-mente, mentre gli ispettori non si curavano nemmeno di ottenere i permessi per accedere ai luoghi prescelti.
Emblematica restò la scena “104:Basilica del Santo–interno/giorno” quando al regista, giunto sul sagrato alle ore otto, fu indicato di trasferirla in una modesta chiesa di campagna poiché dentro la basilica era perentoriamente proibito di filmare!
“E, me lo dite adesso !?” ribadì il disgraziato che, mandando tutti a quel paese, si precipitò a chiedere un incontro col rev.mo Monsignor–abate il quale, dopo un’ora di persuasioni, gli accordò non solo di girare la scena, ma di fare addirittura illuminare a giorno l’intera basilica!
L’unico a non creare problemi fu Richard Benson rapito nel comporre la strabiliante colonna sonora trovando anche il tempo per venire a Padova per impersonare alla grande! Il caposquadra di un diabolico gruppo di teppisti.

Richard Benson, autore della colonna sonora
I PLAGI DELLE MAESTRANZE ROMANE
Ma propositi ben peggiori serpeggiavano tra le maestranze romane le quali, sminuendo la professionalità del regista, miravano a carpire la fiducia del Sanguin che credutolo veramente un magnate dell’alta finanza”, doveva essere irretito nei loro programmi.
Bastava soltanto distoglierlo dalle idee di quel balordo regista che, per farlo apparire tale, venne boicottato e vilipeso al di sopra di ogni misura. Basti dire che il capo-elettricisti, in tacito accordo col direttore della fotografia, arrivò a staccare la corrente nel pieno di una delle riprese più impegnative! mentre l’operatore decise a suo piacimento, di riprendere alcune importanti inquadrature col metodo “francese” ovvero senza pellicola!
Manco a dirlo, il produttore ci cascò così bene che terminate le riprese, impose all’autore di non seguire le fasi dell’edizione poiché era stata già assegnata ai migliori professionisti romani.
Fu una disfatta di Caporetto!
1984: 41° MOSTRA DI VENEZIA: L’OCCASIONE MANCATA
Nell’agosto dell’84 “L’Inceneritore” fu ammesso alla Mostra di Venezia quasi all’insaputa di tutti, senza sottoporlo all’obbligatoria pre-visione dell’autore e senza richiedere la sua approvazione.
Quello che era stato concepito per essere il capolavoro vincente, parve un ammasso sgangherato di scene accrocchiate da un esordiente confuso, che non sapendo più come chiudere quella pantomima, face esplodere la bomba atomica!
Ma contrariamente, in quel bailamme, la critica più sagace seppe discernere le penurie della produzione, dal talento di un vero autore, al quale, come già detto, riservò lodi e aspettative.

La Repubblica: le amarezze del regista
LA RIEDIZIONE
Solo allora Sanguin si rese conto delle proprie gravosissime lacune e affidò a Pierfrancesco di dirigere la completa riedizione del film, del tutto indifferente all’esorbitanza dei costi!
E, poiché egli arrivava a Roma sempre in aereo prediligendo gli alberghi a cinque stelle, alla fine anche il regista si persuase che quel serioso individuo fosse davvero miliardario.
Così, fu revisionato l’intero montaggio scoprendo che alcune riprese di grande impatto scenografico, erano state girate “alla francese”!
Vennero sostituite le voci dei teppisti demenzialmente snaturati da un deleterio accento veneto; venne girata ex-novo, la ripresa di un colossale incendio rimpiazzando i fuocherelli, proposti come truke dalla prestigiosa ditta di effetti speciali Mafera, del tutto simili a cartoni animati!
Lo scoppio idiota e fuori luogo della bomba atomica che secondo i romani chiudeva il film alla grande! fu sostituito dal susseguirsi di alcune astratte esplosioni a tutto schermo, di gigantesche lastre di cristallo che si frantumano sopra le immagini, in sincronia con i dirompenti colpi d’orchestra che concludono il racconto. Di meglio non si poteva fare.
La riedizione, iniziata nel novembre 1984, finì nel marzo dell’85.
IL GRANDE FINANZIERE RIMASTO SENZA UNA LIRA
Senonché…nell’ultimo rientro a Padova fatto insieme in aereo a fine dei lavori, l’uomo confessò che tutti quei costi li aveva potuti sostenere grazie ad un mutuo bancario ottenuto ipotecando la sua unica casa. E che, avendo per l’appunto, speso ogni suo avere nella riedizione…ora egli non sapeva come affrontare i costi della distribuzione del film.
Pierfrancesco si sentì mancare ed ebbe la sensazione che lì per lì anche l’aereo stesse precipitando come risucchiato da un improvviso vuoto d’aria.
1985: LA STERILE RINCORSA ALLA DISTRIBUZIONE
Sanguin si mise a fare il giro di tutte le distribuzioni romane pur non potendo fornire più alcuna credenziale, né usufruire di nessuna aderenza politica o ricorrere a qualche ‘celeste’ amicizia da cui trarre provvide raccomandazioni.
Con un rapido passaparola, gli chiusero tutte la porta in faccia motivate soprattutto, dalla sua assurda richiesta che gli anticipassero almeno 200 milioni di “minimo garantito” (anticipo sull’incasso del film) avendone lui spesi 800 per realizzarlo.
Intascava sempre la stessa risposta: “Caro signore, di solito queste richieste vanno accordate prima dell’inizio di un film e non alla sua fine.
” IL CURIOSO CASO DEL “MAURIZIO COSTANZO SHOW”
Nell’autunno 1985 il giornalista Pino Nicotri organizzò la possibilità di presentare il film presso il Maurizio Costanzo Show. Le varie versioni su questo episodio però non coincidono. Secondo un articolo di giornale dell’epoca, Nicotri avrebbe truffato Sanguin e Di Benedetto perché aveva loro garantito che la loro ospitata era stata inserita in scaletta mentre in realtà ciò non era avvenuto. E per questo motivo Sanguin lo avrebbe denunciato.
stando a quanto il giornalista Christian dalenz ha apportato in merito del suo reportage sul film, Nicotri avrebbe convinto Costanzo a ospitare la sola Ida Di Benedetto, ma lei poi avrebbe lasciato il teatro Sistina in cui si teneva lo show furibonda perché le fu dato un posto a sedere in piccionaia. Questa é la versione di Nicotri che ha raccontato all’intervista rilasciata a Dalenz .Ancora a Dalenz Sanguin ha invece dichiarato che la truffa é vera, perché Nicotri avrebbe per davvero promesso che sia lui che Ida Di Benedetto avrebbero parlato da Costanzo. Ma poi la loro ospitalità non sarebbe stata inserita nello show .Inoltre, Sanguin ha dichiarato che decise di non denunciare mai l’episodio, ha differenza di quanto riportato nell’articolo prima citato.Ida Di Benedetto sempre hai microfoni di Christian Dalenz ,non ha confermato l’episodio ,del quale non ricorda nulla.
Chi avrà ragione?
Sembra che poco dopo abbia fatto cilecca anche alla trasmissione “Pronto Raffaella” in cui Ida Di Benedetto appositamente inviata , parlò di tutto tranne che del film.
NOVEMBRE 1985: SANGUIN DENUNCIA IL REGISTA
Tante negative ripercussioni dovevano, per forza di cose, trovare un capro espiatore!
Ed ecco, che su mossa de un certo……Balduin legale del Sanguin, fu intimato al regista di risarcire il produttore dell’intero costo del film! pena la confisca della sua antica casa di famiglia.
Pierfrancesco ricorse all’avvocatura dell’Ordine dei registi, e tutto fu messo a tacere, tranne la salatissima parcella che il Balduin presentò al suo cliente Sanguin!
PROTESTA SUL COLOSSEO E INTERVENTO DEL MINISTRO
Nell’ottobre 1989 Pierfrancesco si stufò.
Così decise d’inscenare una plateale presa del Colosseo raggiungendo assieme a due suoi giovani sostenitori, Michele Conventi e Giorgio Fioriani, la cima del cornicione a 72 metri da terra! Non fu un’impresa facile! Giù nella piazza li sostenevano due corriere di Padovani.
Sulle ore 16, da sud-est, videro l’avvicinarsi di un minaccioso fortunale seguito dall’auspicio speranzoso di un gigantesco arcobaleno che abbracciava tutte le colline di Albano!
Infatti! nel telegiornale della sera, la RAI annunciò che il ministro dello spettacolo, per voce del suo portavoce Rocca, accoglieva la richiesta invocata dal regista distribuendo l’opera su scala nazionale.
Per la discesa avvenuta dopo la mezzanotte, furono impegnati i vigili del fuoco che intervennero con scale automatizzate allungabili oltre 70 metri. Un grosso applauso scrosciò dalla piazza gremita da migliaia di romani.
Alcuni giorni dopo il film fu proiettato per il direttivo dell’Istituto Luce che rinnovò l’impegno preso, assicurando che il film sarebbe stato distribuito non appena stabilita la sua programmazione che, forse per la mancanza di qualche busterella…non venne mai attuata.

Il Mattino di Padova: la protesta del regista

Il regista sopra il Colosseo con i suoi due giovani sostenitori

Il produttore Sanguin va al Ministero allo Spettacolo
L’INTERVENTO DELLA RAI
E, a nulla valse anche l’intera serata del 23 novembre 1991 che RAI 3 riservò al caso Inceneritore, a parte una nuova ventata di notorietà avendo proposto le problematiche del film alla ribalta nazionale.
Molto significativa fu la breve ma incisiva intervista rilasciata dall’autore della mirabile colonna sonora del film, Richard Benson che aveva impersonato anche il capo-banda di un micidiale gruppo di giovani teppisti squilibrati.
Nell’occasione ebbe a dire: “…nutro e conservo la massima stima di Pierfrancesco e, avendo partecipato come attore alle riprese del film, posso confermare che se tutti avessero dato maggior appoggio alle sue direttive, anziché ostacolarle e biasimarle, quest’opera avrebbe raggiunto livelli planetari! Ed ora il cinema italiano potrebbe vantare un regista insormontabile che avrebbe partorito capolavori universali dando lavoro a migliaia di persone!”
Ultimamente, qualche animo angosciato s’è prodigato in un blog a chiede-re ripetutamente: “Ma ‘sto Pier Francesco Boscaro degli Ambrosi, chi cazzo è!?”
Ecco spiegato perché “L’Inceneritore” non s’è mai visto e il suo autore è rimasto pressoché sconosciuto.
Ma non per i Padovani che incontrandolo, continuano a chiedergli: “Quando ci farai vedere questo benedetto film!”
2011: IL CASO NAPOLI RIDESTA L’INCENERITORE
Tutti ben ricordiamo cosa sia scoppiato a Napoli scandalosamente ridotta a un inverosimile mondezzaio di rifiuti maleolenti e spazzatura!
La drammatica situazione ridestò l’interesse verso il nostro misterioso film e alcuni giornalisti padovani ottennero di visionarlo.
La proiezione avvenne nella sala grande del comune di Cadoneghe.
Tutti intravvidero non solo lo spirito profetico dell’autore, ma costatarono che una sorprendente drammaturgia guidava un racconto attualissimo ed emblematico che si mostrava in perfetta sintonia con l’affannosa immoralità che snatura questo nostro tempo.
Nell’occasione il produttore confermò che la distribuzione, oramai, era alle porte.
Manco per il cavolo!
2014: L’INCONTRO CON L’ASSESSORE COLLASIO
Pochi anni dopo Pierfrancesco riunì l’assessore Collasio e alcuni membri della giunta per riuscire a divulgare l’opera tramite i loro servigi. Viceversa, avrebbe inscenato una seconda protesta ancor più plateale di quella del Colosseo! Si mostrarono tutti molto disponibili.
Ma ancora una volta Sanguin riconfermò con vigore, che tutto ciò non serviva poiché la distribuzione era pressoché imminente dato ché stava concludendo quell’affare che gli avrebbe assicurato i proventi per affrontare e sostenere l’intera spesa; era solo questione di giorni, forse di ore!
Tanta sicurezza lasciò di stucco tutti i presenti, regista compreso, e tutti rimasero nell’aspettativa di vedere finalmente, il film proiettato sul grande schermo, senza i loro interventi.
Stanno ancora aspettando!
SCADENZA DEI DIRITTI SIAE
Recentemente la SIAE ha trasmesso a un informatore parte del fascicolo riguardante L’Inceneritore, estratto dal Pubblico Registro cinematografico nazionale. Dalla lettura degli atti si desume che il produttore Bruno Sanguin, decorsi vent’anni di inoperosità, oramai avrebbe perso la titolarità dei diritti di sfruttamento del film acquisiti nel 1983.
Per la cui ragione questi diritti ora sarebbero ritornati di proprietà dell’autore-regista.
Pare che attualmente “L’Inceneritore” sia giacente presso l’ex Centro sperimentale di cinematografia di Roma in attesa di auspici alquanto migliori di quelli incontrati finora.
MAGGIO 2017: ROMA COME NAPOLI
E’ di questi giorni la notizia che anche la capitale sta languendo tra i miasmi tossici causati da mucchi di rifiuti in decomposizione!
Il film aveva, ha e continua ad avere ragione!
Ancora una volta Pierfrancesco si risolleva e si rivolge ai suoi sostenitori affinché si uniscano concordemente a lui per avviare una rimonta che porti “L’Inceneritore” alla richiestissima proiezione pubblica a seguito della quale, il plauso riscontrato nella nostra città, possa ripercuotersi in molte altre città italiane.
Pierfrancesco garantisce a tutti gli aderenti a questa orgogliosa rimonta che, una volta ottenuto il meritato successo, li ingaggerà nelle realizzazioni dei suoi successivi capolavori che dovevano essere filmati a partire dal 1984 a seguito di quel suo sfortunato insuccesso.